narc (bussana03)

Domenica. Voi sapete quanto io non ami particolarmente questo giorno della settimana.
Anche settimana scorsa, ero a Padova, in piazza della Frutta. Pioveva. E per un attimo l'ho sentito anche lì: era quel nulla, quel niente che puoi percepire la domenica subito dopo pranzo. Quel niente che ti ricorda che il tuo tempo di fancazzismo e rilassatezza sta finendo. E tu non puoi fare niente per evitarlo.
Ma oggi invece è stata una bella domenica. Oggi incredibilmente mi sono sentito in pace con me stesso e col mondo attorno. Oggi la domenica s'è fatta amare, apprezzare. E m'accompagna dolcemente verso il lunedì, senza strattoni o spettri che s'avviano all'orizzonte.
Sveglia alle 10 (ecco, forse questa l'unica pecca. Avrei preferito svegliarmi un po' prima, verso le 9, le 9 e mezza, il mio corpo s'indolenzisce se poltrisco fino a tardi a letto e svegliarmi presto m'aiuta ad affrontare meglio le giornate di weekend). Poi giro a Milano. Visita alla casa-museo Boschi – Di Stefano. Una splendida dimora veramente e autenticamente milanese. Piazzata dietro corso Buenos Aires è molto meno appariscente di Villa Necchi, che se ne sta li vicino. È una casa più di sostanza, più cittadina, più adatta alla vita milanese. Con i suoi tocchi di classe nei dettagli, negli arredi e con la sua splendida collezione di quadri.
Dopo il giro museo, un brunch sempre in Porta Venezia a base di cibo giapponese e cinese. Per una volta ho deciso di non ingozzarmi. Moderazione, mi sono detto. E ho fatto bene. Mangiato bene, alzato sazio ma non pieno, mi sono goduto la passeggiata con Diana versione instant al seguito.
Caffè alla caffetteria di Villa Necchi. Dieci minuti a rilassarsi a bordo piscina e poi via a fare shopping.
Niente vestiti. Molto meglio. Libri.
Stazione Centrale, Feltrinelli, uno dei miei nuovi luoghi preferiti di Milano. Non fosse altro perché, insomma, tre piani di libreria fanno la loro porca figura.
Volevo comprare tre libri. Sapevo che uno sarebbe dovuto essere per forza di Truman Capote, perché dopo aver letto “A sangue freddo”, devo, necessariamente, leggere anche altro. Il buon Truman mi ha decisamente conquistato.
Vicino a Capote, dato l'ordine alfabetico, spuntava Céline. Preso anche lui.
A quel punto ho detto: tre libri. E anche il terzo avrà un autore che comincia per C.
Nascosto, piccolo, timido, umile, c'era Piero Chiara. Di suo ne ho già letto uno, da cui poi hanno tratto un film con Tognazzi. Preso.
Tornato a casa, dopo la doccia, mi sono pure goduto quel breve momento di nudità, asciutto, seduto sul letto poco prima di infilarmi mutande e calzini.
Forse basta davvero poco per sentirsi felici. Almeno per qualche attimo.

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