firenze.2019

Qualcuno avvertiva di stare attenti all’uso delle categorie di luogo e di spazio; bisogna stare davvero molto attenti perché luogo e spazio sono l’un l’altra irriducibili. Lo spazio rinasce a Firenze alla fine del Quattrocento sotto quel formidabile monumento, che è il più importante non dico di Firenze, ma di tutta la modernità e di tutto l’occidente, che è il Portico degli Innocenti, cioè quel portico che Filippo Brunelleschi, costruisce ( già era inaudito a Firenze concepire la facciata di un edificio come un portico) soltanto per far vedere ai suoi concittadini che cosa è lo spazio. Sotto quel portico accadono davvero cose inenarrabili: finisce definitivamente il mondo classico, cioè quel mondo che si reggeva sul fatto che in qualsiasi fenomeno, la vista e il tatto dovevano andare d’accordo per restituirmi l’informazione relativa. Il Portico degli Innocenti, ripeto, è il luogo di nascita dello spazio tecnicamente inteso - perché metaforicamente noi possiamo far significare a spazio quello che vogliamo, come tutte le volte che adoperiamo delle metafore - , parola che proviene da stadion cioè dalla misura metrica lineare standard. Ecco perché Paul Zumthor (La misura del mondo. La rappresentazione dello spazio nel Medio Evo , 1995) affermava, giustamente, che nel medioevo non c’era spazio, non perché le cose non si misurassero, anzi, proprio per il contrario: nel medioevo tutti quanti avevano le proprie unità per misurare il mondo; ogni città, ogni luogo aveva le proprie misure. Lo spazio significa un’altra cosa, esso implica lo standard, il che significa che la stessa misura si applica dappertutto indipendentemente dalla natura del contesto, cioè indipendentemente dalla natura dei luoghi. Ecco perché spazio e luogo sono irriducibili: il luogo è il contesto e la porzione della faccia della terra che penso dotata di qualità irriducibili a quella di qualsiasi altra parte della terra stessa; lo spazio è esattamente il contrario, esso è il regno dell’equivalenza generale. Significa che se io concepisco il mondo in termini di spazio, una parte vale l’altra, posso sostituire una parte con l’altra e, se tutto ciò rientra in un’ operazione che produco all’interno del dominio spaziale, non cambia nulla. E’ molto chiaro che una volta che si comprende la chiave, possiamo considerare agevolmente la follia descritta da Erasmo da Rotterdam come la logica del luogo. ( Franco Farinelli /Lo spazio, il luogo e la crisi della ragione cartografica. - www.laboratorioprobabile.it/allegati/farinelli.pdf )

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